GLI AGNOLOTTI DELLA NONNA

Mia Nonna amava preparare gli agnolotti, li faceva a mano, erano tutti diversi gli uni dagli altri, sovente a forma di triangolo, belli grossi, pieni a dovere e con un po' di pasta di troppo tutt'intorno.  


 

Me li ricordo bene, amavo anche quella pasta di troppo che rimaneva elastica da masticare.

Non li faccio più da anni, ma nel caso, ho pensato di trascrivere la ricetta.

La pasta per gli agnolotti è quella solita, anche se lei non usava solo uova, bisognava risparmiare, quindi era farina, uova e un po' di acqua, l'impasto era un pochino meno giallo del solito.

In compenso il ripieno di casa nostra era fatto con metà carne da bollito e metà arrosto.

Quindi prima di preparare gli agnolotti occorre sempre preprarare un bel bollito e un ottimo arrosto.

Assieme alla carne la Nonna metteva solo: cipolla rosolata, sale e noce moscata, null'altro.

Gli agnolotti che venivano preparati erano quelli che venivano fuori una volta usato tutto il ripieno.

Se il ripieno finiva prima della pasta, Nonna non si lasciava scoraggiare, e gli ultimi agnolotti venivano riempiti con della marmellata di prugne, fatta sempre da lei. Era una marmellata molto densa, dolce ma senza esagerare e anche acidula che finiva nel ripieno dei nostri agnolotti.

Il bello in tutto questo è che tutti gli agnolotti, sia quelli di carne che quelli dolci, venivano messi nella stessa pentola. Quindi era diventente ogni tanto trovarsi sotto i denti un agnolotto dolce in mezzo agli altri.

Ma veniamo al condimento.

In casa della nonna gli agnolotti si condivano con la cipolla rosolata nel burro!

Un bel pezzo generoso di burro buono, Nonna se poteva lo andava a comprare a San Front.  Messo a fondere in una padella con cipolla tritata non troppo finemente, che veniva fatta rosolare fino a dimentare bionda, a volte anche un pochino di più, ma non doveva bruciare.  Poi una bella grattugiata di noce moscata, direttamente nelle cipolle dorate, usando tassativamente una noce vera, non quella pre macinata.

Gli agnolotti venivano bolliti, travasati in una capace terrina e conditi con il mix di burro cipolle e noce moscata. 

Il profumo che sprigionavano mi torna in mente e nel naso tutte le volte che ci penso.

Ormai non li faccio praticamente più a mano, ma sono molto selettiva nella scelta, ne trovo di buoni fatti da un pastificio di Giaveno, e soprattutto li fa senza pepe, che mio marito non può mangiare.

Certo sono tutti uguali, nessuno è triangolare e non hanno quel bordo un po' largo che tanto mi piaceva da piccola, ma ci piacciono lo stesso.


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