Argentina - La soia della fame

Ho letto questo interessantissimo articolo su Arte.tv, si tratta di uno speciale di fine 2005 che ho tradotto perché penso che sia importante che le persone sappiano quello che succede nel mondo.

Per aver scommesso tutto sulla soia transgenica, l’Argentina rischia di perdere tutto, compresa la sicurezza alimentare.
Era cominciato tutto molto bene, nel 1996, Buenos Aires autorizza la coltivazione di questo OGM concepito dalla multinazionale americana Monsanto per resistere al Roundup (un potente erbicida prodotto dalla stessa Monsanto). In quel periodo L’Europa è colpita dalla mucca pazza. Gli agricoltori argentini investono in soia transgenica della Monsanto, che ora ricopre la metà delle terre coltivabili, e abbandonano le altre produzioni meno redditizie. Ma non avevano previsto l’apparizione di erbacce resistenti al Roundup e quindi la necessità di diffondere un maggior quantitativo di erbicida.
Per convincere gli agricoltori a lanciarsi nella coltivazione della soia transgenica, allora marginale in Argentina, Monsanto propone loro un “pacchetto” interessante: consegnare le sementi e l’erbicida gratuitamente, fino alla raccolta (questo evita loro di richiedere dei prestiti) e non gli fa pagare diritti di proprietà sulle sementi. L’anno successivo i contadini sono quindi autorizzati a conservare una parte del raccolto per riseminare i loro campi senza dover pagare royalties. Questo generalmente non succede mai quando si tratta di sementi brevettate in quanto transgeniche. Inoltre convincono i contadini dicendo che usando questi semi, l’uso di erbicida sarà diviso per 4 con relativo vantaggio ecologico e finanziario.
Dieci anni più tardi, l’esca ha funzionato a meraviglia: approfittando del costo elevato della soia sul mercato, principalmente provocati dalla mucca pazza, L’argentina e diventata il primo esportatore mondiale di prodotti derivati dalla soia (olio, farine). Esportando 95% della sua produzione, come foraggio sia in Europa che in Cina. Ha trasformato 60% del suo territorio arabile in monocultura di soia transgenica, cioè quattordici milioni di ettari nel 2004. L’ampiezza del fenomeno è tale che la stampa parla di «processo di soiizzazione» del paese, e questo provoca conseguenze economiche, sociali e ecologiche.

L’esodo rurale

Secondo uno studio governativo, il numero di unità produttive agricole è diminuito del 24,5% dal 1988, con la sparizione di 103.400 fattorie. Impossibilitati a far fronte agli investimenti di materiale agricolo necessario alla produzione intensiva, molti contadini hanno lasciato le loro terre andando ad ingrossare le bidonvilles dei capoluoghi di provincia, del nord del paese dove regna la soia transgenica.
Inoltre, molti contadini subiscono forti pressioni (anche minacce di morte) per vendere o affittare i loro terreni a grossi produttori, desiderosi di estendere la superficie delle loro coltivazioni. Questi sono sovente filiali di Monsanto o di gruppi che hanno acquistato la licenza di sfruttamento alla Monsanto. Come denuncia Mario Caferio, uno dei pochi deputati coscienti dei rischi di soiizzazione, questo concentra le terre in poche mani, legate a capitali stranieri, e costituisce una minaccia per la sicurezza alimentare del paese.

La riduzione dell’autosufficienza

L’espansione della soia provoca una riduzione drastica delle superfici dedicate ad altre culture o a bestiame. Famosa per la qualità della sua carne, del suo latte e dei suoi cereali, l’argentina produceva, fino agli anni 90 un quantitativo di alimentari pari a 10 volte quanto necessario alla sua popolazione.
Oggi il 30% della popolazione soffre di malnutrizione, la produzione di riso è precipitata del 44% e quella di mais del 26,2%, quella del latte del 20%. Questo ha provocato un aumento vertiginoso dei prezzi degli alimenti principali: 162% per la farina di grano, 272%3% per le lenticchie, 130% per il riso e per la prima volta nella sua storia ha dovuto importare latte dal Brasile.
Non potendo acquistare carne e latte gli argentini iniziano ad usare latte di soia o hamburger di soia, una manna per Monsanto e soci che lanciano un programma intitolato «Soia solidale» che prevede di regalare un kg di soia ogni tonnellata esportata. Questi regali sono distribuiti nelle bidonvilles e le scuole sotto forma di latte di soia e hamburger appunto.

Un disastro ecologico

I timori espressi dai pessimisti (Greenpeace e altri) sono confermati, l’utilizzo sistematico del Roudup sulle monoculture provoca l’apparizione di nuove erbacce, che sopportano il Roundup. Per diserbarle occorre utilizzare 4 volte più Roudup di prima. Secondo le cifre ufficiale il volume di gliphosati sparsi in Argentina è passato da 28 milioni di litri nel 97/98 a 150 milioni di litri nel 2004.

Inoltre il fatto di non fare rotazione di coltivazioni in seguito alla monocultura intensiva, provoca un’aumento degli agenti patogeni nel terreno quindi la necessità di usare più fitofarmaci. A questo si aggiunge l’inaspettata apparizione di una soia ribelle, i cui semi germinano fuori stagione e che si può sterminare solo usando altri erbicidi diversi da Monsanto. Syngenta il concorrente di Monsanto si è infilato in questa breccia facendo una pubblicità appropriata: “La soia è un’erbaccia”
Risultato : il tasso di inquinamento raggiunge livelli catastrofici e colpisce gli animali (morti e aborti), le coltivazioni, ma anche la salute umana )(dissenterie, vomito, irritazione degli occhi, lesioni cutanee) Notare che il Roundup viene somministrato per fumigazione aerea…
Ci sono sempre più lamentele depositate presso i tribunali del paese che richiedono la sospensione delle fumigazioni, e i primi scienziati coraggiosi anno pubblicato le prime inchieste epidemiologiche sulle conseguenze dalla soiizzazione. La corsa alla soia ha creato anche deforestazione anche nelle zone protette come Las Yungas alla frontiera Boliviana, mentre le organizzazioni ecologiste denunciano la costruzione di un canale Hidrovia Paranà-Paraguay, ossia 3442 km destinati a trasportare 70.00 tonnellate di soia al giorno verso i porti. Lo sfruttamento futuro del canale è stato affidato all’America comercial lines, una multinazionale degli stati uniti.

Una dipendenza carica di minacce

Il governo argentino al momento resta completamente sordo alle malefatte della soiizzazione, l’argomentazione ufficiale: un quarto delle entrate del paese proviene dallo sfruttamento della soia, e questo permette di ridurre il debito del paese (198.000 milioni di dollari nel 2003) ma di nuovo gli allarmisti suonano il campanello di allarme: cosa succederà quando il prezzo della soia scenderà (un processo già iniziato)? Moriremo tutti di fame predicono le male lingue.
Oggi l’argentina si trova in una strana situazione : esporta cuoio, cotone, grano, ma importa calzature, tessili, e pasta.


Allora chi è rimasto ancora con me? Vi ringrazio per la pazienza e Vi chiedo: Avete ancora voglia di usare soia transgenica?

Commenti

Anonimo ha detto…
Si si, sono rimasta fino in fondo e ti do la mia risposta : NO alla soja transgenique !
Bello articolo. Grazie di mettere l'accento su delle cose cosi importantissime ...

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