La Torta Paesana Brianzola
Questo fine settimana, abbiamo avuto la visita della "donzelletta" (la fidanzata del pargolo) che essendo Brianzola, ci viene a trovare solo ogni tanto e si ferma un paio di giorni.
Io non sono stata di grande compagnia visto il virus che mi ha colpito, ma in fondo è soprattuto venuta per il Pargolo e lui stava bene.
Ci ha gentilmente omaggiato della sua versione della Torta Paesana Brianzola.
Si tratta, secondo le mie ricerche di una torta di origine povera e contadina, fatta soprattuto di avanzi di pane secco ammollato nel latte, con aggiunta di vari ingredienti dettati molto dalla disponibilità del momento e dalla fantasia della cuoca.
Sembra che anche se naturalmente si può fare tutto l'anno, sia diventata nel corso degli anni una tradizione specifica di questa stagione.
Malgrado questa mia premessa, si tratta di una torta veramente saporita e molto gradevole, il pargolo e l'architetto che hanno veramente apprezzato, hanno quindi suggerito di metterla sul blog. Abbiamo dunque chiesto la ricetta alla Donzelletta che prontamente questa mattina me l'ha inviata via mail.
Non posso mettervi la foto perché l'ultima fettina è stata spolverata questa mattina presto, ma posso dirvi ha l'aspetto di un castagnaccio un pochino più spesso e sicuramente molto più morbido.
Ecco quindi la ricetta scritta di suo pugno:
"la sera precedente metto a mollo in un litro e mezzo di latte due panini secchi spezzettati, 250 g di Amaretti di S**nno, 250 g di savoiardi, 1 pan d'anice (in alternativa, si possono mettere 2/3 fette di panettone o biscotti secchi, tipo Oro Sa**wa). Il giorno successivo rimescolo il tutto fino a quando non diventa una poltiglia, si aggiunge un uovo, 4 cucchiai di zucchero, una bustina di zucchero vanigliato, 100 g di burro fuso, una buccia di limone a pezzetti o una fialetta aromatica al limone. A parte faccio ammorbidire nell'acqua bollita 200 g di uvetta sultanina e poi la aggiungo all'impasto. Ci metto anche del cedro candito a pezzetti. Faccio sciogliere in un pentolino con un cucchiaio di acqua 150/200 g di cioccolato fondente, e li aggiungo all'impasto.A piacere, si può arricchire il tutto con due o tre cucchiai di Amaretto di S**nno (o liquore simile). Per ultimo, amalgamo bene aggiungendo una confezione di cacao amaro. Verso nella tortiera e orno la superficie con dei pinoli. Tempo di cottura: 1 ora e mezza con forno ventilato, 2 ore con forno a gas o elettrico. Temperatura: 180°. Voilà."
Aggiungerei una piccola precisazione: sia l'uvetta che il cedro si amalgamano molto e danno umidità al dolce, senza essere evidenti come in un panettone per intenderci, quindi anche coloro che non li gradiscono non dovrebbero avere problemi.
Una vera delizia, da provare sicuramente!
Commenti
un bacio
a presto
eugenia
pane raffermo (michette)
amaretti
uvetta
pinoli
ciccolato fondente(sostituibile da cacao amaro)
cacao dolce e amaro (più la quota sostitutiva del cioccolato fondente)
zucchero
latte.
Per quanto riguarda il burro ed il cioccolato, non si mettevano perchè costavano, mentre le uova
venivano utilizzate per altri scopi (barattare al mercato con altri prodotti)
LA PREPARAZIONE
Nel latte venivano messe le michette tagliate a quadratini e si lasciavano a bagno dalla sera prima in recipiente di terracotta. Lo zucchero veniva pestato nel mortaio e poi messo a bagno in un poco di latte per renderlo invisibile assieme all'uvetta. Si sbriciolavano gli amaretti con una bottiglia di vetro dentro uno strofinaccio e renderli quasi fini.
Il giorno dopo nel recipiente dove c'era il latte con il pane si aggiungevano gli amaretti, lo zucchero, l'uvetta, i pinoli,il cacao dolce e amaro,il latte zuccherato, un pizzico di sale per dare un retro gusto ed amalgamare il tutto aggiungendo latte fino a rendere l'impasto ne liquido ne asciutto.
Si metteva il preparato in una teglia(la torta era alta da 6 a 9 centimetri) sporcata con lo strutto ricoperto di pan grattato così da non far attecchire la torta sul fondo,ed infornare a 200° per circa 2 ore (fino a che lo stecchino rimaneva asciutto).
Alla cottura veniva tolta dal forno e lasciata raffreddare, poi veniva coperta con carta oleata(oggi va bene la pellicola/domopack)così da rimanere umida.
Il vino consigliato era quello prodotto in casa con l'uva americana